Affitti brevi, Airbnb si adegua alla legge

Airbnb si adegua alla nuova legge italiana sugli affitti brevi
La ritenuta fiscale del 21%
Con l’anno nuovo Airbnb si adegua alla legge italiana sugli affitti brevi, varata a dicembre. A partire da gennaio, infatti, la piattaforma tratterrà dai compensi degli host la ritenuta fiscale del 21%.
Chi è interessato
La comunicazione – riferisce il Corriere della Sera – è stata inviata a chi affitta alloggi e l’applicazione della ritenuta fiscale riguarda i «guadagni degli host non professionali derivanti da locazioni brevi (fino a 30 notti). Esempi di host non professionali comprendono host che non sono dotati di partita Iva e che concedono in locazione meno di 5 alloggi».
Scadenza per la dichiarazione
Gli host dovranno indicare, entro il 14 gennaio 2024, se siano soggetti alla ritenuta del 21% oppure no, nel caso si tratti di attività professionale. In assenza di una risposta, Airbnb applicherà automaticamente la cedolare secca, introdotta nel 2017, ma disattesa fino all’anno scorso.
La cedolare secca
La nuova legge, però, prevede che la cedolare secca del 21% venga applicata solo quando il contribuente affitta una sola abitazione, mentre se le case sono da 2 a 4 l’aliquota sale per ogni casa affittata al 26%. Oltre non è applicabile.
Contenzioso passato con la Procura di Milano
L’anno scorso la Procura di Milano aveva contestato ad Airbnb proprio la mancata dichiarazione e il mancato versamento della cedolare secca del 21% sui canoni di locazione breve dovuta dalla società in qualità di sostituto d’imposta dei locatori. La cifra stimata dai giudici ammontava a 3,7 miliardi di euro, pari ai canoni riscossi in quel periodo e, di conseguenza, a 779 milioni le tasse non pagate allo Stato italiano. L’intesa raggiunta con l’Agenzia delle Entrate aveva chiuso il contenzioso per il quinquennio 2017-2021, per una somma di 576 milioni per le ritenute dovute e non versate. Resta da trovare un’intesa per gli anni 2022 e 2023.
Impatto dell’Unione europea
Nel 2024, inoltre, entra in vigore la direttiva dell’Unione europea per regolamentare il mercato degli affitti brevi e imporre una maggiore trasparenza delle piattaforme come Airbnb, Expedia e Booking. i dati sono significativi, visto che in Europa, nella prima metà del 2023, gli ospiti hanno trascorso 237 milioni di notti in alloggi in affitto a breve termine prenotati tramite piattaforme online. L’Italia è al terzo posto, con oltre 34 milioni di notti, alle spalle della Spagna, 47 milioni, e la Francia, 57 milioni.
Situazione in Italia e all’estero
Il nostro Paese, però, arretra da gennaio a marzo: unica rappresentante la Toscana, nona, con Firenze unica regina d’inverno degli affitti brevi italiani, anche se ora bisogna fare i conti con i provvedimenti di Palazzo Vecchio. In vetta alla classifica dei mesi più freddi la regione croata di Jadranska Hrvatska, seguita da cinque regioni francesi: Provenza, Ile de France, Rodano-Alpi, Aquitania.
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