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I custodi dell’acqua: viaggio nelle grandi dighe in lotta con la siccità | Il Sole 24 ORE

La fragile catena dell’acqua

Prima tensione. Cadendo poca neve, in anni caldi e siccitosi come il 2022 e il 2023, scatta un maggiore fabbisogno di acqua per l’irrigazione. Tradizionalmente gli agricoltori in val padana, a marzo, guardano i grandi laghi del nord e i livelli dell’Adda, del Ticino o dell’Adige per capire che stagione sarà, e se possono o meno seminare i loro campi. Anche quest’anno sarà una stagione molto complicata.

“Ricordiamo che i grandi laghi subalpini – il Garda, il Maggiore e il Lario su tutti – sono laghi regolati. La loro regolazione permette di usare le acque a valle per l’uso irriguo. Dietro i laghi subalpini ci sono i grandi bacini imbriferi. E sopra i bacini imbriferi ci sono i grandi impianti di accumulo (laghi e invasi artificiali) nati in gran parte per scopi idroelettrici”, spiega Roberto Barbieri, gran capo dell’idroelettrico di Edison.

Gia l’anno scorso questi laghi sono scesi sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare per quanto probabile i corsi d’acqua di valle per finalità irrigue, e per il mantenimento della biodiversità. Ma se non piove mai, per quanto può funzionare questo sistema di vasi comunicanti?

Prima tensione. Cadendo poca neve, in anni caldi e siccitosi come il 2022 e il 2023, scatta un maggiore fabbisogno di acqua per l’irrigazione. Tradizionalmente gli agricoltori in val padana, a marzo, guardano i grandi laghi del nord e i livelli dell’Adda,

del Ticino o dell’Adige per capire che stagione sarà, e se possono o meno seminare i loro campi. Anche quest’anno sarà una stagione molto complicata.

“Ricordiamo che i grandi laghi subalpini – il Garda, il Maggiore e il Lario su tutti – sono laghi regolati. La loro regolazione permette di usare le acque a valle per l’uso irriguo. Dietro i laghi subalpini ci sono i grandi bacini imbriferi. E sopra i bacini imbriferi ci sono i grandi impianti di accumulo (laghi e invasi artificiali) nati in gran parte per scopi idroelettrici”, spiega Roberto Barbieri, gran capo dell’idroelettrico di Edison.

Gia l’anno scorso questi laghi sono scesi sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare per quanto probabile i corsi d’acqua di valle per finalità irrigue, e per il mantenimento della biodiversità. Ma se non piove mai, per quanto può funzionare questo sistema di vasi comunicanti?

“Vale di più la falda in montagna o in pianura? Vale di più il turista in riviera o in Alto Adige? Questo e il grande dilemma che avremo davanti in futuro”, ammonisce Trogni. Il rischio di litigare con i contadini e i grandi consorzi irrigui di valle, e nuovamente dietro l’angolo. Gia l’anno scorso ci furono forti tensioni tra Trentino-Alto-Adige e Veneto.

“Di solito in inverno e inizio primavera i rilasci d’acqua avvengono sostanzialmente per uso idroelettrico”, continua Barbieri. “L’anno scorso e quest’anno, per via della siccità, ci e stato chiesto di accumulare acqua per aiutare l’agricoltura in difficoltà”, cosa che i grandi player dell’idroelettrico – Enel, Edison, A2A, Alperia o Dolomite Energia riunite nell’associazione di categoria confindustriale Elettricità Futura – hanno fatto e stanno facendo, indipendentemente dalle concessioni legislative. Cosa non sempre facile, però. Parliamo di grandi addetti spesso quotati o con proprietà pubbliche o grandi azionisti dietro le spalle a cui rispondere.

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