Ecopillola di A. Ferretti Patto di stabilità per l’Italia sostenibile, impegnativo
L’approvazione del nuovo Patto di Stabilità
Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita è stato finalmente approvato, con un accordo raggiunto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea. Questo importante passo è stato sottoposto al vaglio del Parlamento Europeo e rappresenta una pietra miliare per l’economia europea.
Analisi del Patto di Stabilità
Andrea Ferretti, economista, fornisce un’analisi dettagliata delle caratteristiche e dei punti di forza (e di attenzione) del nuovo Patto di Stabilità. Questo accordo è stato introdotto nel 1997 e prevede obblighi e sanzioni per i paesi che non rispettano determinati criteri di bilancio, come ad esempio il rapporto deficit/PIL del 3% o il rapporto debito/PIL del 60%.
Punti di forza del nuovo Patto
Il nuovo Patto di Stabilità si distingue per la sua elasticità, con piani di aggiustamento della durata base di quattro anni, ma estendibili fino a sette anni. Inoltre, ciò permette ai paesi che rispettano i loro impegni nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di accedere all’allungamento a sette anni in maniera quasi automatica.
Punti di attenzione e conclusioni
Tuttavia, il nuovo Patto introduce anche obblighi aggiuntivi, come la riduzione annua del debito e un rapporto deficit/PIL non superiore al 1.5%. Questi criteri posti all’ultimo momento dalla Germania potrebbero vanificare l’idea di tarare gli aggiustamenti di bilancio sulla situazione di ciascun paese. In conclusione, l’Italia si troverà ad affrontare aggiustamenti di bilancio che valgono circa 12-15 miliardi l’anno, rendendo il nuovo Patto di Stabilità sostenibile ma gravoso per il Paese.
– Patto di Stabilità
– Obblighi e sanzioni
– Criteri quantitativi
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