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«Aumenti pensioni non sufficienti a coprire rincari»

Le pensioni bellunesi non tengono il passo con il caro vita

BELLUNO – Inizio anno amaro per gli oltre 60.000 pensionati bellunesi, che per far fronte alle spese quotidiane, ma anche bollette dell’energia, del riscaldamento e utenze varie, si trovano con un assegno mensile con un aumento che non copre per la più parte dei casi il caro vita. Il decreto ministeriale lavoro – economia dispone infatti un adeguamento all’inflazione pari a + 5,4%. «Gli aumenti sono insoddisfacenti – commenta Maria Rita Gentilin dei pensionati di Spi Cgil -, perché d’accordo che fino a 2730 euro lordi la rivalutazione è stata del 100 per cento, ma oltre tale cifra è stata tagliata. E sono anni che ormai si verifica una sforbiciata ai danni di queste fasce di reddito, significa che stiamo impoverendo il ceto medio, perché l’unico modo che il pensionato ha per continuare a mantenere inalterato il proprio potere d’acquisto è proprio la rivalutazione».

Il meccanismo delle pensioni e la rivalutazione

Le pensioni di tutte le categorie sia previdenziali che assistenziali sono infatti collegate al valore dell’aumento dei prezzi al consumo, registrato ogni dodici mesi dall’Istat. Inps provvede ogni anno, solo in caso di aumento, ad adeguare gli importi degli assegni alla differenza tra l’indice dei prezzi dell’anno precedente e quello attuale. Le variazioni in negativo non hanno conseguenze. Per questo il meccanismo è definito indicizzazione, perequazione automatica oppure anche rivalutazione delle pensioni.

Il quadro attuale e la tendenza futura

Il caro vita pesa sempre di più e se la rivalutazione non è adeguata si fa fatica ad arrivare a fine mese – ricorda Maria Rita Gentilin -. La prima fascia, sotto i 2730 euro lordi, è quella degli operai che hanno lavorato per più di 40 anni, e sono proprio tali figure che hanno dato al paese parecchio e quindi meritano di più. Anche il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno ha detto che bisogna fare attenzione agli anziani e che non bisogna lasciarli da soli, e riscontriamo nei fatti che purtroppo non è davvero così. Con grande rammarico notiamo che il concetto di dare a tutti quello che è dovuto, anche in questo caso purtroppo disatteso.

Di recente Spi Cgil aveva lanciato l’allarme portando i numeri di proiezioni da qui a 10 anni che dimostrano di quanto crescerà la popolazione anziana. Belluno resta sul podio come provincia Veneta più vecchia, ma la situazione, se possibile peggiora ancora. Nel 2033 ci saranno 6200 over 65 in più, con un aumento della popolazione anziana dell’11%: il totale dei bellunesi pensionati sarà di 62mila persone contro gli attuali 55mila (che rappresentano attualmente il 27,78% del totale dei residenti). È il dato più alto del Veneto seguito solo da Rovigo dove gli anziani sono il 27,66% della popolazione.

La rivalutazione delle pensioni è una questione di estrema importanza per garantire un tenore di vita dignitoso per i pensionati, specialmente considerando l’aumento della popolazione anziana previsto nei prossimi anni. È necessario che il governo prenda provvedimenti adeguati per assicurare che gli aumenti pensionistici seguano l’andamento effettivo del costo della vita, in modo da evitare il progressivo impoverimento delle fasce di reddito medio-basso.

Fonte: Il Gazzettino

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