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8/10 giovani vogliono lasciare lavoro a causa del burnout, ma nessuna preoccupazione.

“La sindrome da burnout: una delle principali cause di abbandono del lavoro”

La sindrome da burnout, una condizione medica riconosciuta e classificata come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta portando sempre più persone a dire addio al lavoro. Secondo un sondaggio pubblicato su People Management, l’80% dei lavoratori della generazione Gen Z e millenial è disposto a non lavorare più in certe aziende a causa della cultura del lavoro tossica. Questi dati evidenziano come lo stress cronico sul lavoro non adeguatamente gestito stia portando le persone al limite delle loro forze.

Un sondaggio condotto dal McKinsey Health Institute su 30.000 dipendenti in 30 paesi ha rilevato che la mancata comprensione dello stress sul lavoro e del burnout è una delle principali cause di malfunzionamento delle aziende. Infatti, il 50% dei dipendenti della fascia demografica Gen Z e millenial si sente particolarmente stressato sul posto di lavoro, evidenziando il grave impatto di questa situazione sulla produttività e sul benessere generale dei dipendenti.

Tuttavia, nonostante la sindrome da burnout sia una delle principali cause di abbandono del lavoro, i dati in Italia sembrano essere timidamente rassicuranti rispetto ad altri paesi. Secondo il sondaggio McKinsey, solo il 16% delle persone dichiara di avere sintomi di burnout, una percentuale molto più bassa rispetto ad altri paesi come l’India, dove il 59% dei lavoratori soffre di questa condizione. Tuttavia, il 43% delle persone dichiara di essere esausto e stanco mentalmente, segnalando comunque un problema diffuso.

La situazione ha gravi implicazioni sulla salute mentale dei dipendenti, che scelgono di abbandonare gli uffici dominati da dinamiche distruttive per preservare il proprio benessere. Tuttavia, le aziende stesse ne risentono, con una perdita stimata in 8,8 trilioni di dollari a livello globale in termini di produttività, secondo stime di McKinsey.

Il benessere dei dipendenti ha un impatto significativo non solo sul loro stato mentale, ma anche sulle aziende stesse. Investire nella cura e nell’attenzione ai dipendenti non solo migliora la loro qualità della vita, ma ha anche un impatto economico positivo per le aziende. Un sondaggio di Business in the Community ha evidenziato che il benessere dei dipendenti potrebbe garantire un valore economico compreso tra 130 e 370 miliardi di sterline all’anno nel Regno Unito, corrispondente al 6-17% del PIL.

Per comprendere lo stato di salute di un’azienda attraverso i suoi dipendenti, è fondamentale analizzare il senso di appartenenza, l’impegno, l’attenzione e l’attenzione al benessere psicologico. È importante anche garantire la presenza di terapeuti per far sentire i dipendenti protetti e non a rischio ricatti. Inoltre, è cruciale comunicare ai dipendenti i risultati emersi, sottolineando come questi siano un punto di partenza per il miglioramento dell’impresa e della sua competitività sul mercato.

In conclusione, la sindrome da burnout sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti e sta influenzando sia la salute mentale dei dipendenti che la produttività delle aziende. È fondamentale adottare misure concrete per affrontare questo problema, investendo nel benessere dei dipendenti e creando un ambiente di lavoro sano e positivo. Solo così si potrà garantire un futuro lavorativo sostenibile e soddisfacente per tutti.

– Sindrome da burnout
– Stress sul lavoro
– Salute mentale dei dipendenti


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