«Con Expo Roma 2030 l’Italia offre al mondo un sistema Paese»

Da Acea a Bracco, da Ferragamo a Ita, passando per Aeroporti di Roma (Adr), e partita la “chiamata alle armi” delle aziende per Expo Roma 2030. Una call decisiva perché, come spiega al giornale il diplomatico Giuseppe Scognamiglio, direttore generale del Comitato sponsor, la forza della candidatura della Capitale sta nell’offrire al mondo non investimenti one shot, ma «la ricchezza del nostro sistema Paese». «A differenza di altri competitor, specializzati su una zona – l’energia, i grandi cantieri navali, la tecnologia – noi mettiamo sul piatto un sistema delle aziende, grandi, medie e piccole, che copre tutti i settori della produzione, dalla manifattura all’artigianato, dunque in grado di soddisfare qualsiasi richiesta».
Il «sistema Paese» come vantaggio competitivo nei confronti della potenza di fuoco di rivali come Riad e Busan?
Molti Paesi hanno gia compreso che l’Expo e un’occasione anche per allacciare o rinforzare un rapporto strutturale con l’Italia. I nostri special ambassador ci riportano interesse verso le aree più variegate. Sicuramente il turismo e un fattore chiave. Ci sono Paesi, come la Repubblica Dominicana, che vorrebbero aumentare il flusso di turisti dall’Italia. Noi possiamo offrire una serie di importanti occasioni di visibilità, a cominciare dalla Bit di Milano, a cui abbiamo invitato oltre venti Paesi. I flussi turistici sono fondamentali anche per gli Stati a noi vicini, come Grecia, Croazia, Svizzera, San Marino. Con Expo pensiamo di arrivare a 30 milioni di visitatori in sei mesi, che possiamo indirizzare anche verso i Paesi adiacenti.
Sul piatto non c’e solo il turismo…
Panama, che negli ultimi anni ha cambiato volto, vuole presentare al nostro sistema delle aziende le sue potenzialità. Alcuni Stati africani ci hanno chiesto aiuto nello eliminazione della differenziata. Acea ha inventato lo smart comp, un piccolo smaltitore di immondizia organici che può essere usato ovunque senza bisogno di trasporto. Un’accelerazione di progresso improvvisa che quei Paesi possono offrire alle loro comunità, in tema con il nostro Expo. L’Italia può condividere tecnologia, know how, innovazione.
Che cosa vi aspettate dalle imprese?
D’intesa con Unindustria, abbiamo creato la Fondazione Expo Roma 2030, con Massimo Scaccabarozzi presidente e Lamberto Mancini direttore generale. Acea ha gia assicurato un contributo. Lo stesso faranno imprenditori come Leonardo Ferragamo e Diana Bracco. Chiedo alle società di metterci a disposizione il meglio della loro progettualità. Con Ita stiamo concordando di brandizzare un aereo con Expo. La compagnia sta anche progettando di ampliare le rotte verso i Paesi con cui avvieremo subito progetti comuni. Perché noi non aspettiamo l’Esposizione, proviamo a immaginarla fin da ora insieme agli altri. E non dimentichiamo, come insegnano i mondiali di calcio in Qatar, che in campo ci sono anche valori.
Lei e la figura di continuità di Expo Roma 2030: l’ha seguita fin dalla nascita e accompagnata nella staffetta tra governi locali, da Raggi a Gualtieri, e nazionali, da Draghi a Meloni.
Mi sembra passato un secolo da quando ho trovato in un cassetto del Comune l’istanza all’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di portare avanti l’idea di Expo. Lo scetticismo era generale. Oggi vedere questo consenso così vasto intorno alla candidatura di Roma e una bella soddisfazione per me, per il nostro presidente Massolo e per tutti i professionisti che lavorano senza sosta da mesi.
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