Lavoro creato dai giovani impedito dal Comune.
Il potere dei comuni e degli uffici comunali è un argomento che spesso suscita dibattito e discussione, soprattutto quando si parla di situazioni estreme come quella che ha coinvolto la cooperativa gestita da giovani disoccupati nel comune di Rapolla.
La storia raccontata da Felice Moccia è davvero sorprendente e preoccupante. Un gruppo di giovani decide di costituire una cooperativa per gestire un ristorante e una pizzeria, investendo tempo, risorse e speranze in un progetto che potrebbe cambiare le loro vite. Tutto sembra andare per il meglio, ma improvvisamente si trovano di fronte a un’ordinanza di sospensione dell’attività emessa dal dirigente dell’ufficio comunale.
Il motivo? Debiti tributari pregressi di una società che in precedenza gestiva i locali. Una situazione assurda, considerando che la nuova cooperativa non ha assolutamente nulla a che fare con la società debitrice. Nonostante i tentativi di ricorso e di far valere i propri diritti, la situazione sembra bloccata, con il Tar che respinge la richiesta di sospensiva e rimanda il giudizio di merito ad un tempo lontano.
La vicenda solleva diverse criticità legate al funzionamento dell’amministrazione pubblica e alla tutela dei diritti dei cittadini. Il comportamento dell’ufficio comunale sembra arbitrario e ingiusto, privando un gruppo di persone della possibilità di lavorare e costruirsi un futuro, nonostante abbiano seguito tutte le regole e le pratiche previste.
Inoltre, la mancanza di tempestività e di considerazione da parte del Tar nella valutazione della situazione mette in luce la lentezza e l’inefficienza della giustizia amministrativa, soprattutto quando si tratta di questioni urgenti legate al lavoro e all’attività economica.
La reazione della redazione di Basilicata24, che si è interrogata sull’assurdità di quanto accaduto, riflette il sentimento di disorientamento e incredulità di fronte a un simile abuso di potere da parte dell’amministrazione comunale. La speranza è che la Prefettura e le istituzioni competenti intervengano per risolvere questa situazione kafkiana, restituendo ai giovani la possibilità di continuare la loro attività e costruirsi un futuro dignitoso.
Questa storia solleva interrogativi fondamentali sul rispetto dei diritti dei cittadini, sulla trasparenza e l’imparzialità dell’azione amministrativa e sull’efficienza della giustizia amministrativa. Speriamo che il caso di Rapolla possa essere risolto al più presto e che si possano evitare situazioni simili in futuro, garantendo a tutti il diritto al lavoro e alla giustizia.
– cooperativa giovani disoccupati
– sospensione attività
– società debitrice
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